COS’E’ WRITEFULNESS?

Writefulness è un Metodo Integrato di Scrittura Creativa ed Espressiva, nato nel 2018 dall’ideazione di diversi laboratori sperimentali, il cui scopo è offrire una soluzione a blocchi creativi ed emotivi.

Perché integrato? Perché integra scrittura manuale, bioenergetica, sciamanesimo e meditazione (zen).

Consta di due parti distinte ma complementari: quella introspettiva e quella alchemico/energetica, che utilizza come principali strumenti per conoscere la propria energia creativa la Ruota dell’Energia Creativa (che ha come base la Ruota di Medicina dei nativi americani) e i chakra, centri energetici codificati da Jung.

I principi fondamentali del metodo sono:

  1. STIMOLAZIONE SENSORIALE
  2. DISOBBEDIENZA
  3. INTROSPEZIONE
  4. PRIVACY
  5. CONDIVISIONE
  6. CORPOREITA’
  7. NON GIUDIZIO
  8. RICERCA
  9. SACRALITA’
  10. INFORMALITA’

1) Stimolazione Sensoriale

La pratica consiste nell’escludere uno più sensi (es. la vista durante la scrittura bendata; ne parleremo più avanti), mentre si esaltano i restanti sensi attivi. Escludendo la vista, oltretutto, si mette in difficoltà l’emisfero cerebrale sinistro (logica), lasciando più spazio a quello destro (creatività). Al contrario, attraverso altri esercizi specifici del Metodo, ci si focalizza su un solo senso per esaltarlo, amplificarlo e scoprirlo a 360º, coinvolgendo quindi in maniera molto diretta il corpo. E qui arriviamo al secondo punto.

2) Corporeità

Si scrive con tutto il corpo, non solo con la mano o con la mente. Per questo si lavora con la scrittura manuale, con la meditazione sul respiro, sia statica che camminata. In particolare, il laboratorio “Scrivere Luoghi” (che ti presento più avanti nel corso della lettura) viene svolto anche durante dei trekking di scarsa difficoltà, ma che comunque impegnano tutto il corpo e ci radicano, facendoci esperire la presenza, il qui e ora. Scrivere a mano, inoltre, consente anche di rallentare i nostri pensieri. Quando siamo portati a pensare e sentire al ritmo delle nostre mani, che sono più lente del nostro cervello, riusciamo a scorgere anche il rapporto tra mente, corpo, anima e spirito. L’essenza corporea ed extra-corporea all’ennesima potenza. Quando scriviamo possiamo indossare abiti che ci ispirino, recarci in luoghi che ci fanno sentire maggiormente a nostro agio (un bar, la scrivania, la biblioteca, la natura). Possiamo desiderare di non avere la scarpe e le calze, per sentire la terra sotto i piedi. É importante dove il nostro corpo scrive. Tanto quanto è importante dove sia la nostra mente.

3) Introspezione

Scavare, entrare dentro di sé è fondamentale per poter vivere un’esperienza Writefulness. Questo comporta spesso l’isolamento dal mondo esterno, attraverso tecniche meditative, o anche, più semplicemente, spegnendo il proprio smartphone. Il bombardamento di stimoli esterni che viviamo ogni giorno e la richiesta di estrinsecare tutto ciò che viviamo (tramite i social) e vomitarlo verso l’esterno con gli opportuni abbellimenti (filtri e storytelling), vanifica e mina la nostra verità interiore. Ne parleremo più avanti nel Capitolo. 

4) Privacy

Non esiste più “il diario segreto”. La scrittura performante, che serve a colpire lo sguardo in questo mondo fatto di post, condivisioni, blog, sfoghi e amicizie virtuali è dominata dal like, dal “mi piace” di uno spettatore esterno che ci legge, ci “giudica” e ci approva. Scrivere qualcosa che nessuno leggerà è la vera controtendenza di questa era e ci dà la chiave d’accesso a qualcosa di molto importante: la libertà di essere noi stessi. Ci bastiamo, non abbiamo bisogno di approvazioni esterne se non delle nostre. E neppure di quelle! Ci sono però delle eccezioni, lo vediamo nel principio della “Condivisione”.

5) Condivisione

Durante i laboratori Writefulness non si condivide tanto ciò che si scrive, quanto quello che l’esperienza della scrittura ha donato ai partecipanti. La compartecipazione offre uno specchio e regala momenti di empatia che riducono il senso di solitudine e ci insegnano il non giudizio. In tal senso, la condivisione di gruppo non viene intesa come perfomance sociale, quanto di apertura dei sentimenti nati dal processo e di quello che, privatamente e internamente, si è appena vissuto. Per questo è fondamentale il prossimo punto.

6) Non Giudizio

Tutto ciò che viene letto e condiviso durante i laboratori Writefulness non può essere commentato a livello qualitativo (bello, brutto) o morale/etico (buono, cattivo). Siamo tutti custodi di quello che gli altri condividono con noi, in uno spazio sacro e protetto. È responsabilità di ognuno onorare il momento profondo in atto e rispettare il vissuto di chi si sta mettendo in gioco. Di nuovo, condivisione del processo nel qui e ora e assenza completa di giudizio. Accogliere per favorire il processo creativo e la manifestazione di ognuno. Cosa che ci libera e ci porta al punto numero

7) Disobbedienza

Intesa come principio e motore dell’atto creativo. Non può esistere creazione senza una forma di ribellione. Per dare la vita a qualcosa di nuovo bisogna trascendere le strutture e gli schemi, superarli o anche, semplicemente, metterli da parte il tanto che basta per consentire l’atto creativo. Gli schemi possono essere quelli sociali, psicologici (personali e collettivi), morali, tecnici. Ebbene: li andremo a ribaltare uno ad uno, per attivare anche le nostre qualità di esploratori dei propri limiti! Infatti, come ci dice il punto 8…

8) Ricerca

Da come nasce e come si è evoluto, Writefulness è, innanzitutto, ricerca e scoperta. Può capitare che durante il laboratorio si diventi testimoni di una nuova tecnica o una nuova procedura, e che lo stimolo arrivi dal trainer, da un partecipante, da una situazione, persino da una difficoltà logistica. Ogni laboratorio contiene in sé un potenziale nuovo elemento per il prossimo, in totale apertura e libertà di potercisi confrontare. 

9) Sacralità

Scrive Julia Cameron, autrice de “La via dell’Artista”: “L’arte è un atto dello spirito, non dell’intelletto, e quando trattiamo con i sogni e le visioni degli individui, entriamo nel regno del sacro, dove si sprigionano energie e forze più grandi delle nostre.” 

Dunque lo spazio e il tempo condivisi durante i laboratori Writefulness sono sacri. Tramite piccoli gesti semplici, che possono essere portati anche nella quotidianità dai partecipanti, il mio intento è quello di sottolineare come sia possibile trovare il divino in noi e attorno a noi, proprio attraverso il processo creativo. Nel momento in cui si forma un gruppo di anime che crea, si forma un cerchio sacro che il conduttore ha il dovere di mantenere, in cui l’energia creativa sprigionata venga contenuta. Uno spazio in cui il “Divino” viene inteso non in senso religioso o dogmatico, ma in senso ontologico “filosofico” ed esperienziale.

10) Informalità

La figura del Facilitatore Writefulness è quella di un canalizzatore, una guida che mette in gioco in primis sé stessa. Esegue insieme ai partecipanti gli esercizi e scrive e legge insieme a loro. Solo in alcuni casi (scrittura bendata, estrema, piedi nudi) non beneficia delle attività, perché le sue energie devono essere dedicate totalmente al contenimento del processo dei partecipanti, soprattutto a livello pratico. Il conduttore avrà come missione fondamentale custodire e proteggere lo spazio fisico, emotivo ed energetico in cui stanno i partecipanti. Ed eccoci quindi arrivati all’ultimo punto.

La spinta a creare questo metodo per me è arrivata da una sfida: scrivere fuori dalla zona di comfort.

Per questo i laboratori più efficaci e caratteristici avvengono in luoghi e situazioni particolari come cimiteri, luoghi sacri, o letteralmente immersi nella natura (Cerchio di Scrittura in Acqua).

Dal 2019 al 2022 i laboratori Writefulness hanno fatto parte dei Workshop Estivi della prestigiosa Scuola Holden, la più importante scuola di scrittura in Italia.

Se vuoi saperne di più o ti piacerebbe organizzare nella tua zona un laboratorio Writefulness